64 Bars: il nuovo episodio con Salmo

Lo show è iniziato, ma non c’è da stare seduti comodi. A far pogare davanti allo schermo per 64 Bars di Red Bull stavolta è toccato a Salmo.

64 Bars: la prima volta di Salmo

Lebon al mic per 64 Bars come pallottole. A colpi di ironia, riferimenti alla cronaca attuale, menzioni a star hollywoodiane, citazioni di un’icona del rap mondiale e un riferimento a Luchè, Salmo ha performato alla grande sul microfono di Red Bull per 64 Bars, il noto format al quale il rapper ha partecipato per la prima volta, confermando – se non addirittura superando – le aspettative nate con l’annuncio del nuovo episodio.

Rime nude e crude, senza mezzi termini, su un beat molto affascinante e diviso in due parti prodotto da Luciennn che ben si sposa con lo stile del rapper sardo. Nel pezzo per Red Bull 64 Bars, Salmo si concentra sull’autocelebrazione e sulla presa in giro di quei giovani che, ingenuamente, si sentono arrivati appena sentono il profumo del successo.

64 Bars: il testo di Salmo

64 pallottole col tuo nome sopra
Salto la fossa al funerale senza la rincorsa
Sotto la pioggia col giaccone come Humphrey Bogart
Ho roba stupefacente chiamate l’antidroga

Sputo diamanti, la mia lingua è una lama
Puoi succhiarla puttana, sono il fottuto Dalai Lama
Dammi il payday, di zeri mettine sei
Mi fotte un cazzo dei soldi almeno che non sian miei
(Ehi)

Mi pagano per scriverle
A te scemo vien da ridere
Ma pagheresti un tot per viverle
Io rimo e quando posso respiro
Vengo a sbranarti il culo come l’orso in Trentino
Questi che fanno da zero a cento
Fanculo il talento, fatturo lo stesso
il tuo futuro è adesso?
Nah!

Diventano famosi già dal grembo
Poi si montano la testa quando il corpo sta morendo
Mi sudano le mani, sto fremendo
Tremano al mio live, urlano: «Salmo sei tremendo, tremendo»
Ricordami per sempre, ricorda ‘sto momento
Perché nessuno muore veramente al cento percento

Spremo barbiturici, curami,
Cola il naso, undici,
Mi sale l’ansia, ho la maglia Insecurity
Siete stupidi a pensare “ce l’ho fatta”
Il pettine, fratè, non scioglie il nodo alla cravatta

Do fuoco a ‘sti cannoni più di Notre-Damme, Sandokan
Nella giungla urbana strage famiglia cristiana come al Bataclan
Shadowban, chiudi l’account
Sei famoso per un anno, poi torni al discount

Avanti il prossimo

L’inferno lo conosco bene
Ci tornerei per farci un mese
Una vita di promesse spese
Driiin, squilla il telefono inglese
Hello, sono pronto
Scendo tra un secondo
Finisco di incularmi il mondo
E visto che sono stronzo fino in fondo
Faccio un buco per terra e lo fecondo

Firmerò le carte per l’aborto
Pensare che ho torto e dormire contorto
Non credo ‘sto paese sia risorto
Un bellissimo tramonto dentro un quadro storto

Petali di rose nere
Ti parlo di cose vere
Appoggiato al bancone le sere più pese
Mentre mi riempi il bicchiere

L’odio? L’odio quando hai fame ti porta fin qui
L’amore? L’amore è per le persone l’ho visto nei film
L’ego? L’ego è la droga del secolo e io sono addicted
Starboy, sì, come The Weeknd
Bitch, ‘sto free sto weekend

Ho la luna nei jeans
Voglio stare sveglio e dire sempre di sì
Mmmh
No dai, non qui
Mi vedono tutti, all eyez on me
Mmmh

Chi parla
Chi sente
Chi tace
Per sempre
Chi sbaglia
Si offende
Chi abbaia
Le prende
Chi vive
Chi niente
Chi uccide
Riprende
Chi ha pianto
Chi mente
Chi compra
Chi vende
Di cuore
In fede
Chi muore
Si rivede

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Donato Cerone
Donato Cerone

Lucano dal mezzo sangue pugliese (un po' come nel film di Harry Potter, ma senza il principe). Mi occupo di comunicazione digitale, amo l'economia di azienda e ogni forma organizzativa. Mi piacciono le parole, ancor di più se sono incasellate tra gli schemi metrici e le melodie su quattro quarti del rap, quelle della musica rock o del cantautorato. Sono appassionato di supereroi, come quelli dei fumetti che hanno spazio su grande schermo e serie tv, ma nella vita vera preferisco gli sfigati.
Creativo con i numeri, razionale con le idee.

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