50 anni di Hip Hop: auguri alla cultura, auguri a noi

It was all a dream”, potrebbero rispondere oggi i partecipanti di quella festa nel Bronx, ripensando all’evento come l’inizio di un movimento culturale. Forse nessuno si aspettava che i passi a ritmo di funk e soul in una sala comune di un palazzo qualunque sarebbero stati i primi di una rivoluzione sociale che oggi segna mezzo secolo sulla carta d’identità: l’hip hop compie 50 anni tra cultura, musica, attitudine, principi e ideali

Hip Hop: quando Dj Kool Herc cambiò tutto

Siamo nel 1973, l’anno in cui: per la prima volta un concerto – quello di Elvis alle Hawaii – venne trasmesso in tutto il mondo via satellite; la Guerra del Vietnam finisce ufficialmente con gli accordi di pace di Parigi; i Pink Floyd pubblicano The Dark Side of the Moon, album divenuto una pietra miliare della musica internazionale; in Grecia viene abolita la monarchia in favore della repubblica grazie a un referendum; viene svolta la prima telefonata con il cellulare; Bruce Lee muore in circostanze ancora oggi poco chiare.

In mezzo a questi e molti altri eventi, l’11 agosto 1973, Dj Kool Herc organizzò la festa Back To School Jam che cambiò tutto. Al 1520 di Sedgwick Avenue, nel Bronx, Herc e sua sorella Cindy – la writer Pep-1 – diedero vita al party nel quale il dj segnò il mondo della musica con la tecnica Merry-Go-Round. Se da un lato si trattava di un modo per evitare i tempi morti durante il cambio dei dischi, dall’altro è stata l’occasione per rendere il giradischi un vero e proprio strumento musicale e non solo un mezzo per riprodurre musica.

Sfruttando il controller di un mixer collegato a due giradischi, la tecnica di Kool Herc consisteva nel mandare in ripetizione il basso e la batteria di un disco e poi dell’altro mentre con la mano mandava indietro quello che al momento non si sentiva. In altre parole, quella sera Herc inventò il campionamento delle parti più ritmate di un pezzo funk ovvero il break, la colonna portante e musicale dell’hip hop.

Dj Kool Herc, Party @ 1520 Sedgwick Avenue, Hip Hop
Dj Kool Herc, Party @ 1520 Sedgwick Avenue, Hip Hop

Hip Hop: da Dj Kool Herc a Grandmaster Flash

La tecnica di Kool Herc non fu solo un modo per evitare i tempi morti e quindi per dare modo alle persone di ballare senza le pause del cambio disco: effettuando una vera e propria estensione di un pezzo, aveva creato uno spazio da sfruttare con le parole. Fu così che, seguendo il ritmo, serviva un modo di cantare veloce che andasse a tempo con i break. Grazie ai suoi anni trascorsi in Giamaica, Herc ebbe l’idea di utilizzare uno stile vocale usato nel raggae: è da questo modo di cantare che nacque il rhythm and poetry, cioè il rap.

Nonostante queste intuizioni, sono diverse le persone che tendono a ridimensionare la figura di Herc. Se questi primi passi vengono riconosciuti come le fasi embrionali, alcuni sostenitori attribuiscono a Grandmaster Flash il merito di aver lanciato l’hip hop (musicalmente parlando). In effetti, da grande dj qual è, fu lui a sviluppare tecniche di turntablism e mixing come il backspin technique, il quick mix e lo scratching, seppure quest’ultima tecnica si vocifera che venne inventata dal dj newyorkese Grand Wizard Theodore.

Secondo un aneddoto, a Grandmaster Flash si deve anche il nome hip hop. Infatti, si narra che Cowboy, un rapper della sua cerchia, ripeteva in loop “hip hop” per deridere la camminata di un suo amico sotto le armi. Questo sfottò, quindi, venne poi ripreso per legarsi alla musica.

Grandmaster Flash
Grandmaster Flash

Hip Hop: la cultura degli ultimi

Se Raige in Oltre degli OneMic nel 2005 rappava: «Quando mi dirai che il rap non è musica dirò che c’hai ragione tu / Perché il rap non è musica, è molto di più», il concetto si può estendere a tutta la cultura. Attraverso le sue quattro discipline – rapping, djing, breaking e writing – l’hip hop è la cultura che fin dagli albori è stata l’espressione degli ultimi.

Visti i suoi natali in un quartiere difficile e pieno di problemi da un punto di vista sociale, l’hip hop è stato il megafono per le ingiustizie, un mezzo di rivalsa, un ariete per sfondare le barriere mentali. La povertà e la discriminazione sono state condizioni che hanno trovato sfogo nell’hip hop, il quale si faceva portatore di valori sani. Emblematica, in tal senso, è la celebre frase di Afrika Bambaataa “Peace, Unity, Love and Having Fun” del pezzo Unity con James Brown. Tuttavia, la doppia H cresceva con dei valori positivi dove i disagi sociali dilagavano. L’influenza reciproca fu – e tuttora è – inevitabile.

Tutto questo non è mai stato un limite, anzi il disagio funziona da carburante per l’hip hop come stimolo creativo: la negatività diventa narrazione che accomuna, intrattiene e spinge oltre gli ostacoli. Questa proporzione inversa ha spianato la strada ai grandi artisti del passato e del presente. Sugarhill Gang, Tupac, Notorious B.I.G., LL Cool J, Lauryn Hill, Eminem e Dr. Dre sono solo alcuni dei nomi che hanno portato avanti la musica hip hop, ma non sono i soli.

Anche in Italia ci sono stati importanti esponenti come il Comitato, gli Articolo 31, i Sangue Misto, l’Area Cronica, la Dogo Gang, Fabri Fibra, Tedua, Beba, Izi, Sfera Ebbasta, Ele A e tanti altri ancora. Non basterebbe una enciclopedia per nominarli tutti, c’è bisogno di più articoli (che su Urban Radio non mancheranno) per attraversare le diverse epoche.

L’hip hop è nato dalla musica, poi si è imposto in ogni aspetto della vita e in qualunque cosa ci circonda: dallo streetwear ai gioielli, dal modo di parlare agli ideali. Oggi più che mai, la forza dell’hip hop è molto tangibile. Anche se solido, è qualcosa di fluido che muta e cresce, cambia e si fa strada. Chissà cos’altro diventerà. Farne parte è qualcosa che illumina, dà energia, riempie la vita con un tocco quasi magico. Un tempo ti faceva sentire un alieno agli occhi degli altri, oggi possiamo dire che era tutto un sogno divenuto realtà. Buon compleanno hip hop, auguri a noi.

Hip Hop 50

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Donato Cerone
Donato Cerone

Lucano dal mezzo sangue pugliese (un po' come nel film di Harry Potter, ma senza il principe). Mi occupo di comunicazione digitale, amo l'economia di azienda e ogni forma organizzativa. Mi piacciono le parole, ancor di più se sono incasellate tra gli schemi metrici e le melodie su quattro quarti del rap, quelle della musica rock o del cantautorato. Sono appassionato di supereroi, come quelli dei fumetti che hanno spazio su grande schermo e serie tv, ma nella vita vera preferisco gli sfigati.
Creativo con i numeri, razionale con le idee.

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