I.A.: lo sdegno di Drake e lo stop di Universal verso l’intelligenza artificiale

Non solo foto fake, ora con l’I.A. si può creare anche musica. Dopo le foto finte del Papa, Trump e Putin, sono state create delle canzoni con l’intelligenza artificiale con la voce di artisti ai vertici delle classifiche mondiali come Eminem, Drake, The Weeknd, Rihanna, Travis Scott e Kanye West. La questione sta alzando un polverone nell’industria musicale con i discografici che sono chiamati a correre ai ripari.

I.A.: Universal Music Group alza la voce

Universal Music Group non ci sta. Prima che la situazione sfugga di mano, ha richiesto ai servizi di streaming, come Apple Music e Spotify, che alle intelligenze artificiali venga bloccato l’accesso al proprio catalogo musicale, minacciando di prendere provvedimenti per proteggere i detentori dei diritti.

Le I.A., per produrre musica, hanno bisogno di grandi quantità di canzoni già esistenti da utilizzare come dati da processare per produrre un output ovvero i nuovi brani. Negli ultimi tempi, nelle stanza dei bottoni della musica, questo utilizzo è stato visto come una violazione di copyright. Considerazioni dello stesso tipo sono state fatte sia da un gruppo di visual artist che da Getty Images, intentando una causa contro le società di intelligenza artificiale che hanno attinto dai loro database. Probabilmente, queste azioni collettive spingeranno a trovare una formula per la revisione del diritto d’autore in generale nel campo artistico.

I.A.: Drake non ci sta

Il primo artista ad alzare il sopracciglio è stato Drake, oggetto di ben due canzoni prodotte con l’intelligenza artificiale. Nel primo caso, la canzone Munch (Feelin’ U) di Ice Spice è stata rifatta con la sua voce, nel secondo è stata creata quella che ha il sapore di una hit sempre con la sua voce e il featuring di un finto The Weeknd.

Con una Instagram Stories, Drake ha scritto che questa è stata l’ultima goccia. Il sentimento dell’artista è da comprendere soprattutto se si pensa al brano Heart On My Sleeve, creato tramite I.A. da qualcuno noto come Ghostwriter. Il pezzo, scomparso in pochi giorni dalla rete, usa le voci di Drake e The Weeknd per prendersela con Selena Gomez (ex ragazza di entrambi) e Metro Boomin. Un dissing vecchio stile, ma con la tecnologia moderna.

Anche David Guetta, di recente, ha ricreato la voce di Eminem per una sua base, quindi per intenti puramente artistici, chiarendo che non la userà per scopi commerciali e ammettendo che, per lui, il futuro della musica è l’intelligenza artificiale.

Drake, I.A., Instagram Stories
Drake, I.A., Instagram Stories

I.A.: il parere degli addetti ai lavori

Young Guru, ingegnere di Jay-Z, si è espresso in merito lanciando un avvertimento sulle implicazioni etiche e legali che l’I.A. potrà avere. Il suo parere è che questa tecnologia non sia un male, ma punta il dito sull’uso che ne viene fatto. Commentando un video caricato da un utente che aveva usato un filtro per avere la voce come quella di Kendrick Lamar, ha detto che al momento non ci sono strumenti legali per proteggere la propria voce come se fosse un’opera, per questo c’è bisogno di un cambiamento legale per proteggere tutti, non solo i personaggi pubblici.

Anche in Italia si inizia a ragionare sugli effetti dell’I.A. nella musica. Al Tg1, durante l’edizione del 18 aprile alle 20:00, Dardust ha detto che l’I.A. è un’opportunità dal punto di vista artistico, ma anche un rischio. Secondo il musicista e produttore musicale, quando si coinvolgono aspetti che rendono unici gli artisti, come la vocalità, bisogna considerare l’ambito del diritto d’autore.

Se da un lato la reazione immediata della discografia sembra chiusa all’innovazione, dall’altro ci sono esponenti aperti a comprendere come questa nuova tecnologia possa guidare il cambiamento artistico e legale. Non si può tagliare le gambe all’I.A. che già si sta espandendo a macchia d’olio e forse non è nemmeno giusto farlo, di certo bisogna disciplinarlo per il rispetto di tutti affinché diventi un progresso artistico e non un’involuzione sociale.

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Donato Cerone
Donato Cerone

Lucano dal mezzo sangue pugliese (un po' come nel film di Harry Potter, ma senza il principe). Mi occupo di comunicazione digitale, amo l'economia di azienda e ogni forma organizzativa. Mi piacciono le parole, ancor di più se sono incasellate tra gli schemi metrici e le melodie su quattro quarti del rap, quelle della musica rock o del cantautorato. Sono appassionato di supereroi, come quelli dei fumetti che hanno spazio su grande schermo e serie tv, ma nella vita vera preferisco gli sfigati.
Creativo con i numeri, razionale con le idee.

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