Marracash si aggiudica la Targa Tenco per il miglior album del 2021: l’importanza per il rap

Negli ultimi anni, Marracash sta facendo incetta di riconoscimenti. L’ultimo, in ordine di tempo, a valorizzare il lavoro del rapper è un prestigioso premio: Noi, Loro, Gli Altri conquista la Targa Tenco come miglior album in assoluto del 2021.

Marracash: la Targa Tenco per Noi, Loro, Gli Altri

«Meriterei il Premio Tenco per il fottuto talento che tengo», cantava un paio di anni fa nelle sue 64 Barre di Vittoria, ora la giuria gli ha dato ragione. Il suo soprannome di King del Rap ha valicato i confini street e si è imposto su tutta la musica italiana, al di là dei generi. L’ultimo album di Marracash è stato giudicato come migliore del 2021 da un’ampia giuria composta da giornalisti e critici musicali.

Noi, Loro, Gli Altri ha ottenuto 53 voti, trionfando davanti a: deSidera di Cristina Donà che ha ricevuto 47 voti; Parola di Giovanni Caccamo con 42 voti; Il Grido Della Fata di Max Manfredi con 38 voti; Respira di Erica Boschiero e Maqroll di Federico Sirianni a pari merito con 20 voti. Prima di Marracash, l’album rap che vinse questo premio fu Museica di Caparezza nel 2004.

Le altre targhe sono state vinte da: Ditonellapiaga con l’album Camouflage per la sezione Opera prima (nella quale era in lizza anche Blanco con Blu Celeste); Elisa e Davide Petrella con O Forse Sei Tu, duo vincente nella categoria – riservata solo agli autori – Miglior canzone; Simona Molinari con Petali per la categoria Interpreti; ‘A67 con Jastemma per il Miglior album in dialetto; Ferdinando Arnò con The Gathering come Miglior album collettivo.

La cerimonia di consegna delle targhe si terrà dal 20 al 22 ottobre, al Teatro Ariston di Sanremo, durante il Premio Tenco 2022. Anche se è la prassi, fa sorridere che il rapper milanese dovrà calcare quel palco, visto il suo giudizio negativo sul Festival (a cui dedicò anche un tagliente freestyle sulla base di Crack, brano contenuto nel suo album Status del 2015).

Cosa significa la vittoria di Marracash

Negli ultimi anni, il rap è cambiato. Da genere di nicchia, si è preso la più grande fetta degli ascoltatori senza chiedere il permesso dei mass media o degli eventi importanti che, a loro volta, l’hanno inglobato, riconoscendo la grande importanza che oggi riveste. Questo suo passaggio è testimoniato dai dati quantitativi delle vendite, degli streaming e dalle rotazioni radiofoniche; ora si aggiunge la variabile qualitativa testimoniata dalla Targa Tenco ottenuta da Marracash.

Sì, non è la prima conquista del genere in tal senso, considerando la suddetta vittoria di Museica nel 2004, ma questa ha un significato diverso. Se Caparezza è sempre stato un artista borderline, Marracash è parte della scena rap, si è affibbiato il ruolo di re della stessa e, in parte, ha contribuito a formarla: basti pensare al suo passato nella Dogo Gang, al vecchio roaster della sua Roccia Music o, ancora prima, al mixtape dell’omonima e successiva label. Questo percorso è parallelo a una maturità del genere che non si ferma ai suoi stereotipi e che approfondisce una narrativa più variegata.

Le tematiche più additate – spesso con ragionevolezza – come effettiva mancanza di contenuto e che spesso vengono trattate dai brani più in vista (soldi, droghe, armi e donne di facili usi e costumi) assumono un ruolo marginale. Marracash, nel suo ultimo disco, mette in risalto argomenti più profondi, sofferti, gioiosi e introspettivi. Dalle perplessità e dalle domande più intime – quelle che non si ha il coraggio di pronunciare ad alta voce – fino ai contrasti con la società e con quelle persone più vicine a noi che la compongono, i racconti dell’album appaiono concreti più che mai: una realtà che mette d’accordo il pubblico e la critica.

Per certi versi significa tornare agli albori con una luce nuova. Si pensi a Brenda’s Got A Baby di Tupac o all’italiana Quelli Che Benpensano di Frankie HI-NRG MC. Il rap è sempre stato il mezzo che descrive le sfumature della società. Sì, anche la frivolezza – com’è giusto che sia – ha molto spazio nel rap, ma non è tutto. Serviva un lavoro che trovasse il giusto compromesso tra gli argomenti e gli stilemi del rap con il linguaggio delle persone meno avvezze al genere. Perché se è vero che il rap nasce come mezzo di espressione per tutti, è anche vero che quello stesso modo di esprimersi si è chiuso in sé stesso per troppo tempo.

Noi, Loro, Gli Altri ha sgrovigliato la matassa, ha funzionato come una chiave che ha aperto la porta: è il ponte tra noi che apparteniamo al genere, loro che ci guardano e gli altri che giudicano.

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Donato Cerone
Donato Cerone

Lucano dal mezzo sangue pugliese (un po' come nel film di Harry Potter, ma senza il principe). Mi occupo di comunicazione digitale, amo l'economia di azienda e ogni forma organizzativa. Mi piacciono le parole, ancor di più se sono incasellate tra gli schemi metrici e le melodie su quattro quarti del rap, quelle della musica rock o del cantautorato. Sono appassionato di supereroi, come quelli dei fumetti che hanno spazio su grande schermo e serie tv, ma nella vita vera preferisco gli sfigati.
Creativo con i numeri, razionale con le idee.

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