Proteo, nome d’arte di Nicolò Ayroldi, rapper e attore pugliese, ha appena pubblicato in digitale il suo primo EP, “È tempo di narrare”.
Composto da otto canzoni, “È tempo di narrare” comprende i sei singoli pubblicati da Proteo nei mesi scorsi e due inediti: “Un po’ di pace”, pezzo che racconta la depressione seguita all’infortunio che ha fermato la promettente carriera calcistica dell’artista, e “Le pagine del passato”, che ha un testo incentrato su una relazione sentimentale tossica finita nella sofferenza. Ma i mood e temi dei pezzi sono tanti altri…
I produttori musicali dei brani sono Exa, Foot de Papera, Kuoni ed Esna. Il flow si ispira al rap classico e si sviluppa su sonorità contemporanee con uno stile che ha anche delle influenze R&B, percepibili soprattutto nella cura con cui Proteo ha ideato i ritornelli.
Negli otto brani emerge l’anima da sognatore di Proteo, un artista che, dopo la grande delusione legata a questa interruzione forzata della sua carriera da calciatore semiprofessionista, ha trovato nell’introspezione e nell’intraprendenza la possibilità di ridare forza a tutte le sue speranze.
Non a caso questo EP è il compimento di un percorso in cui Proteo ha pubblicato, nell’arco di sei mesi, una serie di singoli con costanza, determinazione e la consapevolezza di essere solo all’inizio della sua carriera musicale.
Abbiamo fatto qualche domanda a Proteo per approfondire delle questioni relative all’EP.
Ciao Proteo! Nel TUO EP parli di difficoltà personali, sogni interrotti e poi rigenerati. Magari è un po’ un cliché ma dalla tua esperienza quanto pensi che l’ispirazione artistica derivi dalla sofferenza?
Potrebbe essere un cliché se si fa leva solo sulla sofferenza, ma in realtà c’è un fondo di verità. Credo che se mi sentissi soddisfatto della mia vita e appagato non avrei avuto tutta questa voglia e necessità di scrivere. Come racconto attraverso il brano “Un po’ di pace”, che apre l’EP, il mio avvicinamento all’arte è nato da una mia mancanza, dall’impossibilità di esprimermi attraverso lo sport e il calcio.
Il trasferimento da Molfetta a Roma è o è stata un’altra fonte di ispirazione importante?
No, non direi questo, mi sono trasferito a Roma all’età di vent’anni (dieci anni fa) per intraprendere un nuovo percorso e ritrovare me stesso, eliminare le maschere e i limiti che mi imponeva la gente che mi circondava, destrutturare l’identità che mi dava la gente e trovarne una mia, una libera dai preconcetti. Il viaggio per Roma è stato un viaggio di riscoperta. Adesso sinceramente non so dove mi porterà il futuro, Roma stanca e ti inghiotte…
Come ti collochi all’interno della scena rap italiana? Hai uno stile un po’ lontano da quello che oggi domina le classifiche…
Non lo so. Sono consapevole di essere un artista indipendente e in ogni caso non faccio caso alle classifiche, non bado a ciò che può funzionare. Non sono in questo regime. Questo progetto è intimo e fragile, è nato da un’esigenza di narrare ciò che non ho mai narrato. Credo di usare il linguaggio rap per le metriche, il modo di scrivere, le punchline… inoltre, parlando dell’aspetto più strettamente musicale, nell’EP ci sono elementi gospel, jazz, blues… mi rifaccio alla black music, insomma. Questo EP è una presentazione di me attraverso la musica e voglio ancora sperimentare e ricercarmi. Comunque mi rende orgoglioso che qualcuno possa pensare che io abbia uno stile lontano da quello che domina le classifiche.
Hai coinvolto tre producer per musicare gli otto brani dell’EP, mentre non hai invitato nessuno/a artista per affiancarti al microfono. Questa assenza di featuring dipende da una scelta calcolata?
La necessità di interagire con diversi produttori è legata alla voglia di avere input differenti. Ci sono tante canzoni prodotte che sono state eliminate perché sappiamo bene che fa parte del processo. Per quanto riguarda la mia voce, non ho avuto necessità di avere featuring semplicemente perché avevo voglia di raccontare i miei scritti: questo è un monologo fatto in musica, si sarebbe snaturato tutto per una strategia di marketing.
Quanto l’esperienza da attore può aiutarti nel tuo percorso da rapper? Pensi che, banalmente, possa agevolarti soprattutto per i live, per come si sta sul palco, o anche per altro?
Credo di vivere diversamente ogni palco e il rapporto con il pubblico. Ho appena fatto due live, uno a Molfetta e l’altro a Roma, e mi piace l’’idea di condividere la musica come se fosse intima. Adesso c’è la problematica dell’attenzione, abbiamo pensieri velocissimi e non riusciamo a fermarci e goderci il momento fino in fondo, lo vedo nel teatro e anche nei concerti grossi dove, senza il filtro del telefono che documenti la presenza in quell’evento per convididerlo sui social, non si sa come vivere un evento.
Tralasciando questo volo pindarico, ho deciso di creare un EP e non un semplice singolo perché mi permetteva di creare un concept, una drammaturgia narrativa molto simile a ciò che accade in teatro. In conclusione, credo che le parole si possano rappare, ma c’è il corpo che molte volte viene messo in secondo piano. Per me non è così.
Quali sono i tuoi obiettivi ora che hai raggiunto il primo, ossia pubblicare un EP a nome proteo?
Adesso vorrei tanto trovare il modo per fare una piccola tournée, far respirare questi brani prima di pubblicare il prossimo progetto. Sono già al lavoro per quest’ultimo, non so se sarà un EP o un album… dico solo che il tema trainante del prossimo lavoro è “Il femminile” in tutti i suoi aspetti. Altro obiettivo è trovare una realtà che mi supporti, perché no, anche un’etichetta discografica.
TRACKLIST
01 Un po’ di pace (prod. Exa)
02 A noi (prod. Foot de Papera)
03 Dalla parte del soldato (prod. Kuoni)
04 Uomo in rivolta (prod. Exa)
05 Viaggio nella Clio (prod. Kuoni)
06 Le pagine del passato (prod. Kuoni)
07 Qui con me (prod. Exa)
08 Chimera (prod. Foot de Papera)