Non è un caso che l’artista canadese sia il numero uno del pianeta. The Weeknd in questi giorni a Milano ha dimostrato di meritarselo con uno show spettacolare, impeccabile, mai banale sotto ogni punto di vista.
Un concerto nato per gli stadi, riadattato per uno spazio immenso, quello dell’ippodromo SNAI La Maura, che ha ospitato 80.000 persone a serata per due giorni, tutte sul prato, nessuna gradinata, nessuna tribuna, nessun limite: una folla immensa che Abel ha notato fin dall’inizio. Tornerà, ha detto già dalla prima serata di mercoledì, pare piacergli l’Italia; del resto non si è risparmiato un giro in macchina fra le strade – e i fan – di Milano come abbiamo visto anche dalle sue storie Instagram.
Lo show inizia alle 9 spaccate, il cielo è ancora chiaro, parte la musica che per due ore non si ferma mai: i brani sono quasi tutti legati, mixati fra loro dalla band che è sul palco e anche il cantante canadese non si allontana mai, nessun cambio, se non il momento il cui si toglie la giacca – non per il caldo, c’è un’arietta fresca che ha reso l’attesa dell’inizio ancora più piacevole – e quello in cui si toglie la maschera con cui canta per quasi metà concerto, tutto mentre è sul palco.
Tolta la maschera inizia lo show fra il pubblico
La maschera è il simbolo fondamentale della storia che The Weeknd racconta con questo show, la indossa dall’inizio. È un gladiatore scampato alla fine del mondo, l’unico sopravvissuto che mantiene una certa distanza dalla realtà, come una star dell’Olimpo, almeno fin quando la indossa.
Tutto cambia quando a metà show Abel toglie la maschera e inscena un discorso con il sé stesso più profondo. Da quel momento è libero, si ritorna alla realtà che lo avvicina letteralmente al pubblico, è uno di noi: scende spesso dal palco e va verso le transenne, fa cantare le prime file al microfono, ruba un telefono per riprendersi in una storia Instagram di un fan, poi lo restituisce, accetta una rosa bianca che porta sul palco. Il legame è profondo con il pubblico, quasi carnale, cerca il contatto.
Lo skyline brucia ma sul palco è tutto perfetto
Lo scenario è post apocalittico, i palazzi alle sue spalle bruciano, ricorda un po’ quello che sta accadendo in questi giorni da queste parti.
Ma sul palco è tutto perfetto, le luci sono un contorno per niente invadente ma fondamentale, gli effetti speciali sono pochi, giusti. Nessuna esagerazione, niente fuochi d’artificio, niente coriandoli, solo fiamme. L’acustica è impeccabile, si sente bene in ogni angolo grazie alle numerose torri delay, alcune delle quali unite ai maxi schermi per chi è in fondo e vede poco.
Una lunga passerella sovrastata da una grande luna sulla parte finale divide l’ippodromo a metà. La statua di una donna cyborg che riprende il robot ideato dall’illustratore giapponese Hajime Sorayama per Echoes of Silence si muove al centro della passerella e spara laser dagli occhi durante tutto il concerto.
The Weeknd: il numero uno al mondo che sforna solo hit
La scaletta è composta da sole hit, quelle che chiunque riconoscerebbe, e sono tante. The Weeknd in pochi anni ne ha sfornata una dopo l’altra, non a caso è l’artista più ascoltato al mondo. Take My Breath, Can’t Feel My Face, Lost In The Fire, Starboy, Die For You, Save Your Tears, Blinding Lights, In Your Eyes sono solo alcuni dei pezzi eseguiti con una band stratosferica che suona fra i palazzi dello skyline scenografico.
Recentemente Abel Tesfaye – questo il vero nome di quell’uomo un po’ extraterrestre che ha calcato il palco delle due serate che hanno chiuso la stagione concertistica all’Ippodromo SNAI – ha dichiarato di non avere più nulla da dire nei panni di The Weeknd. Non è un addio alla musica, solo probabilmente l’annuncio di un cambio. Il motivo è chiaro: non c’è più nulla da aggiungere a quello che abbiamo visto durante lo show, è tutto perfetto così.