Un capitolo di 27 anni sta per giungere al termine. Dopo la svolta nelle indagini con una perquisizione nello scorso luglio, Keefe D è stato arrestato in relazione alla sparatoria di cui fu vittima Tupac nel 1996.
Tupac: il primo arresto legato alla morte del rapper
Tanto è stato detto negli anni, soprattutto dall’ex gangster Duane “Keefe D” Davis attraverso varie interviste e il libro Compton Street Legend, a sua firma, nel quale veniva trattato anche l’omicidio di Pac. Ora, dopo quasi tre decadi, è arrivato il primo arresto nell’ambito del caso ancora irrisolto.
Secondo quanto trapela dai media americani, Keefe D è stato arrestato con l’accusa di “omicidio con l’uso di un’arma mortale con l’intento di promuovere, favorire o assistere una banda criminale”. Il Gran Giurì della Contea di Clark, in Nevada, sostiene che il detenuto abbia esploso i colpi nei confronti di Tupac e Suge Knight, secondo il volere dei South Side Compton Crips, come ritorsione per la rissa tra Pac e Orlando “Baby Lane” Anderson, avvenuta la stessa sera della sparatoria. Davis, attualmente in custodia senza cauzione, sarà processato mercoledì 4 ottobre.
Omicidio Tupac: le parole delle forze dell’ordine
Dopo l’accusa del Gran Giurì, lo sceriffo Kevin McMahill della Las Vegas Metropolitan Police Department ha tenuto una conferenza stampa per discutere i dettagli dell’arresto. McMahill ha chiarito che in Nevada non esiste la prescrizione per l’omicidio e che l’arresto di Davis è dovuto alla tenace volontà del suo dipartimento di risolvere il caso. Ha poi sottolineato l’importanza delle indagini svolte, nonostante alcune voci dell’opinione pubblica hanno messo in dubbio la dedizione della polizia:
«Sono 27 anni che la famiglia di Tupac Shakur aspetta giustizia. Ci sono volute innumerevoli ore – in realtà, decenni – di lavoro da parte degli uomini e delle donne della nostra sezione omicidi per arrivare al punto in cui siamo oggi. So che molte persone non credevano che l’omicidio di Tupac Shakur fosse importante per questo dipartimento di polizia, ma sono qui per dirvi che non era così. Non era così allora e non è così oggi».
Nella stessa conferenza stampa, l’agente di polizia Jason Johansson ha mostrato il filmato della colluttazione tra Tupac e Orlando Anderson, ripreso dalla telecamera del MGM Grand Hotel di Las Vegas, affermando che fu proprio questo il movente della sparatoria avvenuta mentre Pac e Suge Knight erano fermi al semaforo rosso. Secondo l’ufficiale, è stato evidente che il crimine fosse legato alla rissa, ma la vicenda si è fatta più chiara nel 2018 quando sono emerse nuove informazioni. Inoltre, hanno contribuito alla risoluzione del caso anche le dichiarazioni di Keefe D, rilasciate in varie interviste, in merito alla sua presenza nella Cadillac bianca da cui partirono gli spari.
La famiglia di Tupac: il cauto ottimismo in attesa della risoluzione del caso
L’arresto di Duane Davis ha portato sentimenti contrastanti nella famiglia Shakur. Con una dichiarazione pubblicata su Instagram, Sekyiwa “Set” Shakur, sorella di Tupac, seppure abbia riconosciuto in modo positivo i passi fatti in avanti, ha detto di attendere ancora che venga fatta maggior chiarezza attorno alla morte di suo fratello, cercando giustizia sotto tutti gli aspetti coinvolti nel caso:
«Questo è senza dubbio un momento cruciale. Il silenzio degli ultimi 27 anni attorno a questo caso ha parlato a voce alta nella nostra comunità. Per me è importante che il mondo, il Paese, il sistema giudiziario e la nostra gente riconoscano la gravità della scomparsa di quest’uomo, mio fratello, il figlio di mia madre, il figlio di mio padre.
La sua vita e la sua morte sono importanti e non dovrebbero rimanere irrisolte o non riconosciute, quindi sì, oggi è una vittoria, ma mi riserverò il giudizio fino a quando tutti i fatti e i procedimenti legali non saranno completati. Ci sono state più mani coinvolte e rimane ancora molto intorno alla vita e alla morte di mio fratello Tupac e della nostra famiglia Shakur in generale. Cerchiamo vera giustizia, su tutti i fronti».
Il fratello di Pac, Mopreme, nel frattempo, ha fatto eco ai sentimenti di sua sorella. Durante un’intervista rilasciata all’emittente NewsNation, si è detto cautamente ottimista su ciò che potrebbe derivare dall’arresto di Davis, sottolineando la delusione sul tempo necessario per fare chiarezza, visti gli evidenti indizi:
«Sono sorpreso, dopo aver affrontato questo trauma per così tanti anni. Sono cautamente ottimista. Qualsiasi responsabilità a questo punto è un bene per noi. Ci aiuta a guarire. Questo ragazzo è stato là fuori. Ha fatto interviste per podcast, su YouTube. Non sta scrivendo un libro, ha scritto un libro. Sanno da 27 anni che era in quella macchina. So che in ogni caso si ricevono moltissimi indizi. Ebbene, perché allora non hanno dato seguito a questi indizi?»
Il caso non è ancora chiuso. Troppi anni sono passati da quel 7 settembre, molte voci hanno preso parte al coro che chiede giustizia, tanti misteri sembrano ancora avvolti nella nebbia. Aspettiamo che i procedimenti legali facciano il suo corso e godiamoci ancora l’eredità artistica di Tupac, quella che resterà in eterno nel cuore degli appassionati.