Salmo: un approfondimento sulla sua critica verso i “gossip da concerto”

Stavolta il bersaglio non è un rapper. Dopo la faida con Luchè, è il turno degli ascoltatori che non ascoltano: Salmo, con delle Instagram Stories, attacca quella fetta di pubblico che si concentra più sul gossip che sulla musica. In un discorso che sembra fare di tutta l’erba un fascio, tra le righe dell’artista si può leggere la voglia di vedere un condivisibile cambiamento.

Salmo: «A nessuno frega un cazzo della musica» 

Nata, probabilmente, dalla vicenda che ha come protagonista Morgan (visto che lo ha citato nel suo discorso), la riflessione di Lebon guarda a un quadro più grande. Se da un lato l’attenzione verso gli artisti non manca, a farne le spese dall’altro è la musica. Sembra un paradosso, ma è l’artista che attrae e non il suo prodotto. Salmo, brevemente, ha analizzato la questione per poi scagliarsi verso un individualismo che si nutre delle disgrazie altrui: 

«Ogni tanto viene fuori un gossip da concerto, “X ha preso una bottiglia in testa”, “Y piscia sulle casse”, “Morgan insulta il pubblico”, “Gigi cade dal palco” ecc… Siamo tutti maledettamente distratti da ciò che dovrebbe interessarci veramente: la musica. A nessuno frega un cazzo della musica (almeno che non sia un dissing) volete solo essere intrattenuti in questo spettacolino fatto di gossip, clickbite, pagine meme, opinioninstagram e odiatori seriali.

Le persone ordinarie credono che gli artisti siano normali. Ordinati e composti nei propri scaffali, responsabili di dover dare il buon esempio ad una generazione figlia di genitori inadempienti. Nessuno divide la persona dal personaggio. Godono del disagio dell’artista, annoiati dall’arte sperano di veder cadere nel baratro gli artisti famosi ai quali il successo non mai è perdonabile. Grazie a internet possiamo essere uniti e cancellare persone e personaggi. Uniti siamo in grado di fare cose incredibili ma, caso strano, utilizziamo questo potere solo per fare del male. Moderno individualismo di ‘sto cazzo, ognuno richiede il diritto per subordinarsi ai propri interessi e l’erba del vicino è sempre una merda. Andate a fanculo».

Salmo: Dalle polemiche all’idealizzazione degli artisti

«All eyez on me», direbbe Tupac, ma sempre meno orecchie per la musica. Il discorso di Salmo può essere diviso in due parti: uno riguarda la musica e il chiacchiericcio che si porta dietro, l’altro è il modo in cui molte persone idealizzano gli artisti.

Possiamo dire che il gossip e le polemiche, da sempre, alimentano l’opinione pubblica. Prima i pettegolezzi fomentavano le chiacchiere da bar, ora quelle da internet. Cambia il luogo, ma la sostanza è la stessa. Il punto è che quella sostanza è stata vuota da sempre. È superficiale, non c’è niente di concreto. Serve per criticare, magari farsi due risate, poi nient’altro. Ciò che resta, in tale contesto, è la musica. Il problema è che sembra diventata un contorno, ma non è sempre così.

Non sono le metriche di vanità come follower e like tirano avanti la macchina del music biz, ma è la qualità della musica. La stessa gente che oggi segue questi gossip, domani li dimenticherà – discorso a parte per fatti incresciosi che possono colpire determinate persone, come le parole omofobe di Morgan – e quei grandi numeri cadranno portandosi dietro chi non ha coltivato la qualità (cosa che coinvolge gli artisti tanto quanto i magazine e gli opinionisti).

Le persone si ricorderanno delle emozioni provate ascoltando delle canzoni e le andranno a ritrovare in streaming, nei CD o nei vinili, anche a distanza di anni. Come dice Bassi Maestro, rivolgendosi alla musica, «So che tu rimani dentro ad un mondo che è di passaggio». Poco importa se, al momento, la massa va in una determinata direzione. Quando il polverone sarà passato, rimarranno le note e le parole che hanno bisogno di essere valorizzate con altri strumenti come quelli della comunicazione e del marketing, ma questo è un altro discorso.

Un determinato modo di fare musica influisce anche sull’idea che le persone si fanno su un artista. Il discorso che non spetta ai rapper educare i giovani, ormai, puzza di muffa, ma torna a galla ciclicamente. Non è solo Guè il proiettore del cinema di strada, lo è il rap stesso: per sua natura, rappresenta e racconta la società sia in positivo che in negativo. Tuttavia, ci sono casi in cui sono gli artisti stessi a fomentare polemiche, perché fa gioco alla notorietà. Non si tratta dei dissing, anzi quelli sono una parte del rap ed è importante che ci siano. Si pensi a parole fuori contesto e atteggiamenti simili.

È vero quello che fa intendere Salmo e cioè che bisogna dividere la persona dal personaggio, anche perché la gente di quella persona non sa niente se non quello che fa vedere, quindi le persone dovrebbero scindere le due cose, ma proprio per questo stesso motivo è un bene che gli stessi artisti lo sottolineino, anche con delle Instagram Stories come ha fatto Salmo.

In un’epoca dove l’individualismo sembra stia prendendo il sopravvento, c’è bisogno di più rispetto reciproco incluso tra pubblico e artisti, imparando anche ad avere un certo disinteresse nel criticare il successo o la disgrazia altrui.


P.S. Per i curiosi della barra «Cinema di strada, sono il proiettore», si tratta di una frase iconica di Mr. Fini ripetuta nei pezzi Giovane e Pazzo dei Club Dogo (2007), Smith & Wesson Freestyle (2021) e nell’intro del mixtape Eazy Green Mixtape 2nd Level di Dj Harsh, queste ultime due con Marracash (2006).


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Donato Cerone
Donato Cerone

Lucano dal mezzo sangue pugliese (un po' come nel film di Harry Potter, ma senza il principe). Mi occupo di comunicazione digitale, amo l'economia di azienda e ogni forma organizzativa. Mi piacciono le parole, ancor di più se sono incasellate tra gli schemi metrici e le melodie su quattro quarti del rap, quelle della musica rock o del cantautorato. Sono appassionato di supereroi, come quelli dei fumetti che hanno spazio su grande schermo e serie tv, ma nella vita vera preferisco gli sfigati.
Creativo con i numeri, razionale con le idee.

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